Quando si tratta di lavoro
interiore non credo nel nuovo metodo nel quale un insegnante sale in
cattedra, come a scuola, possibilmente su di un palco, tutti seduti a prendere
appunti. Dall’inizio alla fine della giornata al massimo lo studente spirituale,
che in questo caso prende il nome di “pubblico” (come al cinema), forse farà una
domanda, tornerà a casa la sera con qualche intuizione, una bella registrazione
e pagine e pagine di parole di un altro. Il giorno dopo si sentirà forte della
nuova conoscenza ascoltata, dopo una settimana non ricorderà quasi più nulla in
attesa del prossimo corso.Non credo
nelle sale piene grazie a una buona campagna di marketing, credo nel
passaparola di chi ha partecipato, attivamente, da maestro, (perché tutti siamo
maestri di qualcosa per qualcuno), e ha ottenuto un risultato non un attestato.
Credo nella forza della chiarezza, della sincerità e della condivisione e mi
piace che i miei studenti/maestri si siedano come vogliono, sedia, cuscino, per
t…
Una breccia nell'anima